Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, può essere definito come trauma il risultato mentale di un evento o una serie di eventi improvvisi ed esterni, in grado di rendere l’individuo temporaneamente inerme e di disgregare le sue strategie di difesa e di adattamento (OMS, 2012). Incidenti stradali, catastrofi naturali, abusi, maltrattamenti, aggressioni, questi eventi rientrano a pieno in tale categoria, in quanto segnano una frattura nella storia di vita di una persona, una linea di demarcazione al di là della quale niente è più come prima. Le ripercussioni di un evento di tale portata sulla vita di una persona echeggiano in tutti i suoi ambiti di funzionamento: psicologico, sociale, relazionale e anche fisico.
L’attenzione verso l’impatto del trauma nel contesto di vita di un individuo, negli ultimi anni ha posto maggiore enfasi, in modo particolare, sullo studio della correlazione tra eventi traumatici occorsi durante l’infanzia e lo sviluppo di psicopatologia o altre condizioni mediche durante il ciclo di vita.
Data la rilevanza, sottolineata anche dall’ultima edizione del DSM-5, del trauma come fattore di rischio per l’insorgenza e il mantenimento di numerosi disturbi psicopatologici, risulta quindi di estrema importanza poter contare su un approccio terapeutico che riesca a focalizzarsi in modo diretto e specifico proprio verso l’origine traumatica comune di tali patologie: l’Eye Movement Desesitization and Reprocessing (EMDR).
Il paradigma teorico su cui si fonda l’EMDR è l’Adaptive Information Processing. Secondo tale modello e in accordo con le più recenti evidenze neurobiologiche, il nostro sistema mnestico si organizza in configurazioni neuronali, o network mnestici, determinati dall’esperienza, che consentono uno sviluppo adattivo dell’essere umano. Le esperienze vissute da ciascun individuo, pertanto, possono influenzare in modo significativo le connessioni neurali e l’organizzazione delle attività del cervello stesso. Le esperienze che si verificano durante i primi anni di vita, e i traumi in modo particolare, svolgono, a questo proposito, un ruolo importante. Per questo motivo molti pazienti rimangono bloccati al momento del trauma, oppure gli elementi del trauma continuano ad attivarsi e a provocare disagio e sintomatologia. L’EMDR, infatti, vede la patologia come informazione immagazzinata in modo non funzionale nel sistema di memoria che provoca il “congelamento” dell’informazione nella sua forma disturbante originale, nello stesso modo in cui è stato vissuto. Questa informazione “congelata” e racchiusa nelle reti neurali non può giungere alla completa elaborazione e quindi continua a provocare disturbo nel presente fino a sfociare in un vero e proprio disturbo come il PTSD e altri disturbi psicologici. Nel protocollo EMDR, i movimenti oculari alternati e ritmici usati insieme all’immagine traumatica, alle convinzioni negative ad essa legate e al disturbo emotivo facilitano la rielaborazione dell’informazione fino alla completa risoluzione dei condizionamenti emotivi.
Negli ultimi anni 26 anni, ovvero dal 1989 anno in cui Francine Shapiro scoprì le potenzialità di tale metodologia, sono stati condotti più studi e ricerche scientifiche sull’EMDR che su qualsiasi altro metodo terapeutico. Le ricerche mostrano che attraverso l’utilizzo dell’EMDR le persone possono, per la prima volta, beneficiare degli effetti di una psicoterapia in tempi molto brevi. Sono stati condotti 24 studi controllati sull’efficacia dell’EMDR che hanno riportato risultati positivi; alcuni di questi studi mostrano che l’84%-90% delle vittime di trauma singolo non manifesta più il disturbo post-traumatico da stress dopo sole 3 sedute di 90 minuti. La letteratura scientifica si è concentrata molto sullo studio dell’efficacia dell’EMDR, tanto che questa metodologia ad oggi viene riconosciuta come una forma efficace di trattamento per il trauma e altre esperienze disturbanti da organizzazioni come l’American Psychiatric Association, l’American Psychological Association, il Dipartimento della Difesa e molti Health Services sia in Europa (Gran Bretagna, Francia, Svezia, Paesi bassi) che negli Stati Uniti (SAMHSA’s National Registry of Evidence-based Programs and Practices).
Ad oggi numerose metanalisi mettono in evidenza l'efficacia dell'EMDR nella cura dei disturbi stress correlati ed in particolare del Disturbo Post Traumatico da Stress. Tuttavia la ricerca scientifica non si è fermata, e ad oggi esistono numerosi studi che attestano l’efficacia della metodologia EMDR anche per altri disturbi, incluse le fobie, i disturbi di panico, i disturbi d’ansia generalizzata, problemi nella condotta e relativi all’autostima, il disturbo dismorfofobico, le disfunzioni
sessuali, la pedofilia, l’ansia da prestazione, il dolore cronico, le emicranie, le allucinazioni. Sono inoltre state condotte numerose ricerche che hanno dimostrato l’efficacia dell’EMDR anche nel trattamento dei bambini. Anche se l’efficacia dell’EMDR, storicamente, è stata innanzitutto provata per la risoluzione dei traumi con la T maiuscola, ovvero di tutti quei traumi che minacciano la vita o l’integrità fisica delle persone (come ad esempio terremoti, incidenti, ecc.) tanto da far rientrare questo approccio nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’EMDR può essere usato anche per il trattamento dell’altra tipologia di traumi ovvero i traumi relazionali, quelli che vengono definiti traumi con la t minuscola, come per esempio le situazioni conflittuali familiari, separazioni, tradimenti, bullismo e mobbing, per citarne alcune. Questi eventi, infatti, possono avere delle ripercussioni molto forti sulla vita di un soggetto, portandolo anche a sviluppare dei disturbi psicopatologici, ansia, depressione, disturbo dell’adattamento, ecc. Negli ultimi anni l’attenzione verso questa tipologia di traumi è cresciuta notevolmente e i risultati clinici dell’EMDR con questa tipologia di pazienti continuano ad essere sorprendenti.
L’EMDR si propone anche come una terapia di elezione per tutti quei casi che la letteratura scientifica indica sempre più spesso, come traumi complessi: i traumi dello sviluppo, e le situazioni di traumatizzazione prolungata, o le trascuratezze precoci che conducono ai disturbi dell’area borderline, ai disturbi dissociativi, ai disturbi gravi della personalità. Esso, infatti, offre procedure specifiche utili sia per raggiungere la necessaria stabilizzazione clinica del paziente, riconosciuta come una premessa indispensabile a ogni tipo di intervento terapeutico, sia per l’elaborazione vera e propria delle memorie traumatiche, sia per l’integrazione adattiva dei ricordi di tali eventi traumatici all’interno del sistema di memoria dell’individuo. E’ importante sottolineare che con l’EMDR il sistema di elaborazione interno viene stimolato in modo che si attivino e sviluppino nuove connessioni intrapsichiche quali emozioni e attribuzioni di significato che indicano l’emergere di un cambiamento nella regolazione emotiva e nelle caratteristiche di personalità.
Ad oggi la metodologia EMDR ha avuto il riconoscimento universale come trattamento efficacie del trauma, e più di 130.000 clinici nel mondo utilizzano questo approccio. Per questo motivo, negli ultimi 25 anni milioni di persone sono state trattate con successo.
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