Disturbi alimentari e malattie autoimmuni: un legame bidirezionale da non sottovalutare
- Dott. Umberto Pianella
- 21 lug
- Tempo di lettura: 3 min

Negli ultimi anni, un numero crescente di studi ha messo in luce una connessione significativa – e sorprendentemente profonda – tra i disturbi alimentari (come anoressia nervosa e bulimia) e le malattie autoimmuni (come celiachia, diabete di tipo 1, malattia di Crohn e psoriasi). Le ricerche indicano una correlazione bidirezionale tra queste due classi di patologie: chi soffre di una di esse presenta un rischio aumentato di sviluppare anche l’altra.
Questa scoperta non solo arricchisce la comprensione clinica di entrambe le condizioni, ma suggerisce anche la necessità di approcci diagnostici e terapeutici integrati.
Cosa dicono le ricerche più recenti
1. Dalle malattie autoimmuni ai disturbi alimentari
Chi soffre di una patologia autoimmune ha una probabilità significativamente maggiore di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare. Questo legame sembra essere più marcato nelle donne, ma anche nei maschi si osservano aumenti di rischio, soprattutto per alcune condizioni specifiche come il diabete di tipo 1 o la celiachia.
2. E viceversa: dai disturbi alimentari alle malattie autoimmuni
Anche in direzione opposta, i dati sono chiari: le persone con disturbi alimentari presentano una maggiore incidenza di malattie autoimmuni, spesso diagnosticabili anni dopo l’insorgenza dei sintomi alimentari. L’infiammazione cronica e lo stress prolungato sul corpo possono probabilmente contribuire a innescare una risposta immunitaria alterata.
3. Una possibile base comune: l’immunità
Alcuni studi hanno riscontrato la presenza di autoanticorpi e altre alterazioni immunitarie nei pazienti con disturbi alimentari, suggerendo che in alcuni casi l'autoimmunità potrebbe non essere solo una conseguenza, ma anche un potenziale fattore scatenante.
Il ruolo del microbiota e dell’asse intestino-cervello
Un'altra area emergente di interesse è il ruolo del microbiota intestinale e della comunicazione tra intestino e cervello (asse intestino-cervello). Entrambi sembrano influenzare profondamente sia le risposte immunitarie sia l’umore e il comportamento alimentare, rendendo questo asse un punto di contatto cruciale tra patologie corporee e psicologiche.
Correlazione familiare e predisposizione genetica
La ricerca suggerisce anche che una storia familiare di malattie autoimmuni può aumentare il rischio che i figli sviluppino un disturbo alimentare. Ciò supporta l’ipotesi di una vulnerabilità genetica condivisa, forse modulata da fattori ambientali e psicosociali.
Implicazioni cliniche
Le conseguenze pratiche di queste scoperte sono rilevanti:
I pazienti con disturbi alimentari dovrebbero essere monitorati nel tempo per possibili segni di malattie autoimmuni.
Chi è affetto da una patologia autoimmune – soprattutto se giovane – dovrebbe ricevere supporto psicologico per intercettare precocemente eventuali disturbi del comportamento alimentare.
È fondamentale sviluppare percorsi integrati tra medici, psicologi e nutrizionisti, capaci di riconoscere i segnali di comorbilità e intervenire in modo mirato.
Conclusione
Il legame tra disturbi alimentari e malattie autoimmuni è ormai supportato da solide evidenze scientifiche. Comprendere i meccanismi comuni e le vulnerabilità condivise apre nuove prospettive di prevenzione, diagnosi e cura. Una maggiore collaborazione tra discipline e una visione globale della salute – che tenga conto della connessione tra mente e corpo – sono i prossimi passi essenziali.
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