L’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’agosto del 2013 ha riconosciuto l’EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.
Il riconoscimento ottenuto dalla OMS e da molte altre associazioni a livello internazionale ci spinge ad investire sempre più nell’ambito della ricerca, in modo da confermare, attraverso studi scientifici rigorosi, l’efficacia di questo metodo terapeutico. L’obiettivo è quello di utilizzare il canale scientifico per diffondere in modo sempre più capillare l’utilizzo dell’EMDR non solo per i pazienti con PTSD (per il cui trattamento, l’efficacia dell’EMDR è già stata ampiamente confermata), ma anche per il trattamento dei cosiddetti traumi relazionali che sono alla base di numerosi disturbi psicologici. Prosegue inoltre il filone di ricerca volto ad individuare quali sono le strutture e le aree cerebrali implicate nella rielaborazione dei ricordi traumatici e ad evidenziare i cambiamenti a livello neurofisiologico a seguito di una terapia EMDR.
Come funziona
Dopo una fase di raccolta della storia di vita della persona ed una fase di preparazione alla terapia, il ricordo o i ricordi collegati maggiormente ai sintomi riferiti vengono trattati dallo psicoterapeuta con brevi set di stimolazione bilaterale.
In pratica il paziente segue con gli occhi le dita del terapeuta, che avrà precedentemente misurato tutti gli aspetti del ricordo: emozioni, pensieri negativi e sensazioni fisiche.
Durante la stimolazione il paziente sarà in grado di collegare quel ricordo a reti di memoria più ampie, e sarà anche aiutato, attraverso le varie fasi, ad integrare quell’evento nella sua storia ma a non essere più emotivamente disturbato dal ricordo».
Sembra infatti che i movimenti oculari (o altre stimolazioni bilaterali) comportino l’attivazione di quel meccanismo innato e naturale alla base del sistema di processamento dell’informazione, consentendo così l'elaborazione del trauma.
Nello specifico, le fasi in cui si articola la terapia EMDR sono otto:
- fase 1: la persona parla della propria storia personale e identifica i ricordi traumatici che potrebbero collocarsi all’origine del disagio;
- fase 2: lo psicoterapeuta spiega in cosa consiste il trattamento;
- fase 3: la persona parla del ricordo traumatico e delle emozioni e pensieri negativi legati a questa esperienza; si identifica inoltre l’atteggiamento positivo con cui la persona vorrebbe accedere al ricordo;
- fase 4: la persona viene invitata a focalizzarsi su tutti gli aspetti del ricordo contemplati mentre lo specialista procede ad una serie di stimolazioni bilaterali; si procede fino a quando, pensando al ricordo traumatico, la persona non prova più alcun disagio emotivo;
- fase 5: la persona viene sospinta verso un cambiamento in positivo della prospettiva sull’evento traumatico;
- fase 6: lo psicoterapeuta effettua insieme alla persona una “scansione corporea” che consente di capire se siano ancora presenti eventuali tensioni a livello fisico;
- fase 7: lo psicoterapeuta fornisce alla persona una serie di indicazioni da osservare fino alla seduta successiva;
- fase 8: durante la seduta successiva vengono valutati i risultati a distanza ottenuti dalla seduta precedente.