La parola Trauma ha origini greche e vuol dire Ferita. Il trauma psicologico, dunque, può essere definito come una “ferita dell’anima”, come qualcosa che rompe il modo abituale di vivere e vedere il mondo e che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive; qualcosa che intacca l’integrità della persona, e che ne altera lo stato.
Esistono diverse forme di esperienze traumatiche a cui un individuo può andare incontro nell’arco della vita.
Ci sono i “piccoli traumi” o “t”, ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intesa, come umiliazioni subite o relazioni disturbanti con persone significative durante l’infanzia, e “traumi T”, ovvero tutti quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali (terremoti, alluvioni…), abusi, incidenti.
Non tutte le persone che vivono un’ esperienza traumatica reagiscono allo stesso modo. Le risposte possono andare dal completo recupero e il ritorno ad una vita normale in un breve periodo di tempo, fino alle reazioni più gravi, come quelle che impediscono alla persona di continuare a vivere la propria vita come faceva prima dell’accaduto.
Il terremoto può essere considerato un vero e proprio evento traumatico; Mitchell (1996) afferma che:
Un evento si definisce traumatico quando è improvviso, inaspettato ed è percepito dalla persona come minaccia alla sua sopravvivenza, suscitando un sentimento d’intensa paura, impotenza, perdita del controllo, annichilimento. (Mitchell 1996)
L’impatto emotivo è caratterizzato da un marcato senso di vulnerabilità, impotenza, sensazione di perdita di controllo, paura, angoscia, rabbia e disperazione.
Il trauma determinato da un terremoto è qualcosa di profondo, legato all’identità delle persone, alle certezze di una vita, a una quotidianità che non esiste più, all’incertezza sul futuro; infatti il terremoto è improvviso e inaspettato, travolge la nostra sensazione di controllo, comporta la percezione di una minaccia potenzialmente letale, può determinare perdite emotive o fisiche.
Trauma e terremoto: le risposte emotive
Le ricerche svolte nel campo delle risposte emotive in situazioni di pericolo indicano la prevalenza della paura. In particolare studi effettuati su individui che vivevano in paesi distrutti dal sisma, mostrano come la paura sia un elemento cruciale del vissuto durante il terremoto (Petrone 2002).
La paura a livello evoluzionistico rappresenta un’emozione alla base di una risposta istintiva ancestrale. Anche se non dobbiamo più sfuggire ai predatori, saper fiutare il pericolo è una risorsa fondamentale per sopravvivere nel mondo (Ciceri, 2001).
Tra gli effetti emozionali i più comuni si riscontrano, oltre al paura e al terrore, shock, collera, disperazione, ottundimento emozionale, senso di colpa, irritabilità, senso di impotenza.
I fattori di rischio implicati nello sviluppo di un elevato livello di distress psicologico e di una sintomatologia post-traumatica sono:
-una maggiore esposizione al terremoto,
-la vicinanza all’epicentro,
-il livello di coinvolgimento e di controllo,
-il grado di minaccia percepita,
-la disgregazione della rete sociale,
-una storia pregressa di traumi o problemi emotivi,
-perdite finanziarie,
-un basso livello di istruzione,
-la mancanza di supporto sociale subito dopo l’evento,
-il mancato supporto di amici, colleghi e familiari,
-il trasferimento.
Molti studi, ad esempio, suggeriscono che le donne presentano un maggior rischio di sviluppare il Disturbo da Stress Post Traumatico o altri disturbi, in seguito all’esposizione ad eventi traumatici (Steinglass et al., 1990; Breslau et al., 1997); sembra inoltre che bambini in età scolare siano più vulnerabili, rispetto a quelli più piccoli (Green et al., 1991). In particolare, il comportamento dei genitori, il loro livello di sofferenza e l’atmosfera familiare influenzano le reazioni post-traumatiche dei bambini (Vila et al., 2001).
Il distress psicologico successivo all’esposizione a un evento traumatico è stato riconosciuto come un significativo fattore predittivo per lo sviluppo di una sintomatologia post-traumatica.
Trauma e terremoto: le reazioni comportamentali
Le tipiche risposte comportamentali di fronte ad una situazione di pericolo, quale un terremoto, sono principalmente quattro: fuga, lotta, congelamento e affiliazione (Pietrantoni e Prati, 2009).
Le prime due “fight or flight” (lotta o fuga) si riferiscono rispettivamente all’attacco diretto ad esempio attraverso la rabbia o all’evitamento nei confronti del pericolo.
La terza è una reazione di congelamento (freezing) e paralisi; di fronte al pericolo si rimane immobili, incapaci di rispondere alle persone presenti che cercavano di aiutare spronando alla fuga. Con il termine “freezing”, Leach (2004) fa riferimento al totale o parziale congelamento dei movimenti da parte della persona che sta vivendo la situazione di pericolo, impedendo così la messa in atto di qualsiasi azione produttiva. I comportamenti di freezing, in una prospettiva etologica, rappresenterebbero delle risposte adattive; infatti il congelamento sarebbe un automatismo che aumenta le probabilità di sopravvivenza di fronte a un predatore, in quanto diminuisce la probabilità di essere visti o permette di sembrare morti.
Infine, una quarta tipologia di comportamento è l’affiliazione. Il modello di affiliazione sociale (Sime, 1985) sostiene che in caso di emergenza le persone tendano a dirigersi verso persone e luoghi familiari in contrasto con le teorie del panico le quali sostengono che le persone fuggano in modo disordinato e irrazionale.
Fasi naturali che si attraversano nel post- terremoto
Durante un terremoto, l’organismo essendo esposto ad un enorme livello di stress si attiva istantaneamente per tentare di ripristinare il normale funzionamento fisiologico. Tale processo si sviluppa nelle seguenti fasi:
Shock: il soggetto vive un senso di estraneità, di irrealtà, di confusione, di non essere se stessi e di disorientamento spaziale e temporale. Lo shock è una reazione che si manifesta nelle fasi di stress acuto e consente di mantenere un certo distacco dall’evento.
Impatto emotivo: in questa fase è possibile individuare una vasta gamma di emozioni quali tristezza, colpa, rabbia, paura ed ansia ed è possibile inoltre sviluppare reazioni somatiche quali disturbi fisici e difficoltà a recuperare uno stato di quiete.
Fronteggiamento: in quest’ultima fase le persone cominciano ad interrogarsi sull’accaduto, ricercano spiegazioni e soluzioni, utilizzando tutte le proprie risorse.
Dalla normalità alla patologia
Talvolta, però, le fasi di risposta naturali possono impedire il ritorno al normale funzionamento. Si possono generare, infatti, reazioni emotive così intense da interferire con la regolare capacità di fronteggiamento da parte dell’organismo.
Tutto ciò potrebbe determinare l’insorgenza di patologie come il Disturbo da Stress Post Traumatico.
Per capire se il terremoto ha causato una reazione tipica da Disturbo da Stress Post Traumatico devono essere presenti i seguenti sintomi:
La persona tende a “rivivere” l’evento traumatico, ad esempio attraverso ricordi ed immagini ricorrenti dei momenti successivi alla scossa, ricordi che sopraggiungono anche in modo intrusivo, quasi contro la propria volontà.
Potrebbero essere presenti anche dei sogni ricorrenti, degli incubi in cui l’individuo rivive particolari scene dell’evento traumatico.
I sogni dei bambini più piccoli possono trasformarsi in incubi indefiniti, pieni di mostri e minacce per sé o per altri.
Sono riportati casi in cui alcune persone, improvvisamente, perdono il contatto con la realtà e seppur svegli iniziano a comportarsi, per qualche istante, come se si trovassero proprio sul luogo della tragedia (flashback), arrivando a provare un disagio ed un terrore molto intensi.
Anche i bambini possono comportarsi come se il terremoto si stesse ripresentando (rappresentazioni ripetitive del trauma).
Sia i grandi sia i più piccoli quando vengono esposti a qualcosa che in qualche modo (reale o simbolico) assomiglia al terremoto reagiscono provando un intenso disagio psicologico, oppure manifestando reattività fisiologica (difficoltà ad addormentarsi o insonnia, irritabilità, difficoltà a mantenere la concentrazione, ipervigilanza ed esagerate risposte d’allarme).
La persona che soffre di Disturbo Post Traumatico da Stress generalmente tende ad evitare il più possibile tutto ciò che viene associato al trauma: si sforza di dimenticare, cerca di scacciare i ricordi dei momenti successivi alla scossa, evita il più possibile di parlarne.
A volte possono manifestarsi delle vere e proprie amnesie per alcuni particolari legati al terremoto: è questo un tipico risultato dell’evitamento. A questo può essere correlata una certa difficoltà a provare e/o esprimere le proprie emozioni (anestesia emozionale). Queste persone spesso lamentano di sentirsi fredde, distaccate, disinteressate agli altri, apatiche.
Il futuro viene percepito in modo molto negativo, quasi senza speranza. La persona tendenzialmente evita di pensare a progetti lavorativi o familiari, un po’ come se il tempo si fosse congelato. Nei bambini questa mancanza di prospettive future può manifestarsi attraverso giochi, disegni o espressioni verbali che rimandano all’idea che non riusciranno a diventare grandi come gli adulti, che manchi il tempo necessario.
Il trattamento del trauma dopo una grave emergenza
L’intervento psicologico dopo una grave emergenza, come il terremoto, è fondamentale.
Agire precocemente significa, supportare l’elaborazione dell’evento, favorire la riacquisizione di abilità adattive perse a seguito dell’evento traumatico e l’acquisizione di quelle nuove abilità richieste dalla nuova situazione di vita.
Nell’ambito della Psicologia dell’emergenza risulta sempre più frequente il ricorso alla tecnica dell’EMDR (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), considerato ad oggi il trattamento più efficace per i disturbi Post Traumatici.
L’EMDR è un approccio terapeutico utilizzato sia per il trattamento del trauma che altre problematiche legate allo stress. Tale protocollo, attraverso l’utilizzo dei movimenti oculari (o altre forme di stimolazione alternata), si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica, riducendo i sintomi e riattivando il fisiologico processo di elaborazione delle informazioni. Tale metodo può essere impiegato sia nella fase acuta dell’evento, al fine di rendere più tollerabile l’elevata attivazione fisiologica, che come trattamento d’elezione nelle fasi successive. L’obiettivo dell’EMDR è quello di rendere il ricordo, precedentemente disturbante, privo di connotazioni sintomatiche e disturbanti ripristinando il naturale processo. L’EMDR considera tutti gli aspetti di un’ esperienza traumatica: cognitivi, emotivi e comportamentali.
Dott. Umberto Pianella
Psicologo, Psicoterapeuta, a Civitanova e a Macerata.
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