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Oltre lo Sguardo: Come Guardare Lontano Potenzia la Tua Mente

  • Immagine del redattore: Dott. Umberto Pianella
    Dott. Umberto Pianella
  • 12 minuti fa
  • Tempo di lettura: 4 min


Nella frenesia della vita moderna, siamo costantemente immersi in un mondo di schermi, notifiche e stimoli ravvicinati. Ma se vi dicessi che una semplice abitudine, così naturale da passare inosservata, potrebbe offrire un inaspettato beneficio per la vostra mente? Parliamo di qualcosa che facciamo da quando siamo bambini, quasi istintivamente: guardare un punto distante. Sebbene non sia stata ancora stabilita una connessione diretta con un "miglioramento generale" della funzione cerebrale, la ricerca scientifica sta iniziando a svelare come l'elaborazione di distanze e punti di riferimento lontani non sia affatto un'attività passiva per il nostro cervello, ma un processo dinamico che coinvolge aree cerebrali specifiche e può influenzare positivamente alcune funzioni cognitive.


L'Attivazione di Aree Cerebrali Chiave: Non Solo Vedere, Ma Elaborare

Quando il nostro sguardo si posa su un orizzonte lontano, su un albero in lontananza o su un punto di riferimento che si staglia all'interno del paesaggio, il nostro cervello non si limita a registrare un'immagine. Inizia un complesso processo di elaborazione spaziale e contestuale. Uno dei protagonisti di questa attività è la corteccia paraippocampale. Studi recenti hanno dimostrato che stimoli visivi legati a punti di riferimento distanti attivano questa regione cruciale del cervello. La corteccia paraippocampale ci aiuta a stimare le distanze e a integrare informazioni contestuali essenziali per la navigazione e la percezione spaziale. Pensate a quando cercate di orientarvi in una città sconosciuta usando un campanile o un edificio alto come riferimento: è la vostra corteccia paraippocampale a lavorare in sincronia, collegando ciò che vedete con la vostra posizione nello spazio. Questo è supportato dalla ricerca di Liang et al. (2022), che ha esplorato il ruolo di questa corteccia nella stima della distanza basata su punti di riferimento.

Ma l'impatto di guardare lontano va oltre la semplice navigazione. Quando il cervello elabora informazioni "distanti", ovvero non direttamente legate all'ambiente immediato e tangibile che ci circonda, entra in gioco un'altra rete cerebrale fondamentale: il Default Mode Network (DMN). Questa rete, spesso associata a stati di "riposo" mentale o vagabondaggio della mente, è cruciale per funzioni cognitive superiori come la memoria episodica (il ricordo di eventi specifici), il pensiero astratto e la pianificazione futura. Murphy et al. (2018) hanno evidenziato come l'elaborazione di informazioni che non sono direttamente legate all'input sensoriale immediato attivi il DMN, suggerendo che distogliere lo sguardo dal "qui e ora" possa favorire processi cognitivi più complessi e meno legati alla realtà tangibile. In altre parole, guardare lontano può incoraggiare il cervello a "viaggiare" con la mente, promuovendo la riflessione e la creatività.


Connettività e Funzioni Cognitive: Una Rete di Lunga Distanza

Il cervello è un'intricata rete di connessioni, e l'efficienza di questa rete è direttamente collegata alle nostre capacità cognitive. Le connessioni cerebrali a lunga distanza, ovvero le interazioni tra regioni cerebrali distanti tra loro, sono state riconosciute come fondamentali per un efficiente processamento delle informazioni e per la flessibilità cognitiva. Queste connessioni permettono al cervello di integrare dati provenienti da diverse aree, supportando funzioni complesse come l'intelligenza e la regolazione emotiva. La ricerca di Sepulcre et al. (2010) è stata pionieristica nel dimostrare l'importanza dell'organizzazione della connettività funzionale locale e distante nel cervello umano. Più recentemente, studi come quelli di Jiang et al. (2021) hanno esplorato la relazione tra la connettività funzionale basata sulla distanza e l'intelligenza, sia quella generale che quella emotiva.

Un altro aspetto cruciale è la sincronizzazione remota. Questa si riferisce alla sincronizzazione temporanea dell'attività neuronale tra regioni cerebrali distanti. Questa sincronizzazione è associata alla rappresentazione e al mantenimento delle informazioni, elementi chiave per la memoria e la cognizione in generale. Seeber e Michel (2021) hanno messo in luce come le dinamiche cerebrali sincrone stabiliscano brevi stati di "comunione" tra popolazioni neuronali distanti. Ancora, Rajesh et al. (2024) e Vuksanović e Hövel (2014) hanno approfondito il ruolo di questa sincronizzazione e della simmetria nelle interazioni per la connettività funzionale delle regioni corticali distanti, sottolineando l'importanza di queste interazioni per la memoria e la cognizione.


Conclusioni: Un Semplice Gesto, un Profondo Impatto

In sintesi, sebbene guardare un punto distante non sia una panacea per tutti i mali cerebrali, è chiaro che non è un'attività neutrale per la nostra mente. Essa attiva aree cerebrali coinvolte nella navigazione spaziale, nella memoria e nell'integrazione di informazioni complesse. Queste attivazioni e le connessioni a lunga distanza che ne derivano sono di vitale importanza per funzioni cognitive complesse come il pensiero astratto, la pianificazione e la regolazione emotiva.

Questo suggerisce che focalizzare l'attenzione su punti lontani, anche per brevi periodi, può stimolare positivamente alcune funzioni cerebrali specifiche. Che si tratti di guardare fuori dalla finestra dell'ufficio per un momento, di soffermarsi sull'orizzonte durante una passeggiata o semplicemente di alzare lo sguardo dal vostro smartphone, concedervi questi brevi momenti di "sguardo lontano" potrebbe essere un modo semplice e naturale per dare una "spinta" alle vostre capacità cognitive. È un promemoria che, a volte, la chiave per potenziare la nostra mente si trova proprio lì, davanti ai nostri occhi, a una distanza che il nostro cervello è progettato per esplorare.

Riferimenti:

  • Liang, Q., Liao, J., Li, J., Zheng, S., Jiang, X., & Huang, R. (2022). The role of the parahippocampal cortex in landmark‐based distance estimation based on the contextual hypothesis. Human Brain Mapping, 44, 131 - 141. https://doi.org/10.1002/hbm.26069

  • Murphy, C., Jefferies, E., Rüschemeyer, S., Sormaz, M., Wang, H., Margulies, D., & Smallwood, J. (2018). Distant from input: Evidence of regions within the default mode network supporting perceptually-decoupled and conceptually-guided cognition. Neuroimage, 171, 393 - 401. https://doi.org/10.1016/j.neuroimage.2018.01.017

  • Sepulcre, J., Sepulcre, J., Liu, H., Talukdar, T., Martincorena, I., Yeo, B., & Buckner, R. (2010). The Organization of Local and Distant Functional Connectivity in the Human Brain. PLoS Computational Biology, 6. https://doi.org/10.1371/journal.pcbi.1000808

  • Jiang, L., Qiao, K., & Li, C. (2021). Distance-based functional criticality in the human brain: intelligence and emotional intelligence. BMC Bioinformatics, 22. https://doi.org/10.1186/s12859-021-03973-4

  • Seeber, M., & Michel, C. (2021). Synchronous Brain Dynamics Establish Brief States of Communality in Distant Neuronal Populations. eNeuro, 8. https://doi.org/10.1523/ENEURO.0005-21.2021

  • Rajesh, A., Seider, N., Newbold, D., Adeyemo, B., Marek, S., Greene, D., Snyder, A., Shimony, J., Laumann, T., Dosenbach, N., & Gordon, E. (2024). Structure-function coupling in highly sampled individual brains. Cerebral cortex, 34 9. https://doi.org/10.1093/cercor/bhae361

  • Vuksanović, V., & Hövel, P. (2014). Functional connectivity of distant cortical regions: Role of remote synchronization and symmetry in interactions. NeuroImage, 97, 1-8. https://doi.org/10.1016/j.neuroimage.2014.04.039

 
 
 

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Dott. Umberto Pianella

Psicologo/Psicoterapeuta

iscritto all'ordine degli Psicologi delle Marche numero 2073

Via Aldo Moro 55 a, Civitanova Marche

 

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Tel: 3488076910

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