E’ risaputo che l’ascolto e l’esecuzione di melodie e suoni può influenzare lo stato psico-fisico ed avere conseguentemente effetti stimolanti sugli stati d’animo e sulle emozioni di una persona. Naturalmente cambiando la tipologia di musica e melodia cambia di conseguenza la tipologia di stimolo.
Possiamo usarla sia come sedativo che come stimolante. La musica con BPM (battiti per minuto) alto può essere usata per “pomparsi” prima di una competizione, la musica con BPM basso può aiutare a calmarsi ed aiuta la focalizzazione. Le sue potenzialità curative sono attestate scientificamente anche grazie a mezzi sempre più raffinati (neuroscienze) ed è affermabile che i suoi effetti possono migliorare tra le altre cose anche la salute ed il benessere personale di chi l’ascolta. Essa infatti può influenzare diversi ambiti come le funzioni esecutive, le capacità motorie, lo sviluppo emozionale, le abilità sociali e la qualità ed il benessere della vita quotidiana con l’obbiettivo (anche inconscio) di contribuire all’organizzazione di una personalità equilibrata e matura.
La musica e gli effetti fisiologici nel corpo
Dal punto di vista scientifico e dai risultati raccolti in questi anni di intervento si può affermare che l’ascolto della musica interviene su molteplici meccanismi fisiologici: è in grado di influenzare l’asse ipotalamo-ipofisario ed il sistema nervoso autonomo (stesse aree cerebrali che gestiscono funzioni involontarie come il battito cardiaco e la digestione), capace di modulare una serie di risposte metaboliche; Oltre a questo, la musica innesca la produzione di endorfine ed il rilascio di dopamina nei centri neurali (la dopamina è un neurotrasmettitore che si occupa della produzione del piacere, e come tale è identificato anche come neuro-ormone che innesca la produzione di endorfine che migliora l’umore e condizionano il rilassamento).
Di recente, come emerso da una ricerca sul Journal of Sport & Exercise Psychology, è stato scoperto che la musica può avere effetti “dopanti” durante l’attività fisica, poiché il cervello risponde autonomamente a stimoli ambientali esterni ad esso, aumentando le capacità connettive neuronali e la produzione di endorfine. A livello scientifico la musica è quindi considerata un doping naturale e in alcuni casi è stata addirittura vietata. Come ad esempio nella maratona di New York del 2007 in cui era stato vietato l’utilizzo delle cuffiette durante la gara, poiché secondo la federazione americana di atletica, la musica altera le prestazioni e aumenta il rendimento (New York Times, 2007). La Usa Track and Field, ha messo al bando l’uso di auricolari e riproduttori di musica portatile. Le nuove regole sono state giustificate per volontà di non dare “un vantaggio competitivo” a chi corre con la musica nelle orecchie.
Dal punto di vista motorio sportivo sono stati dimostrati gli effetti benefici dell’attività fisica. Ascoltare brani musicali durante l’allenamento o prima di una competizione porta a migliorare le performance in gara, poiché la musica aiuterebbe ad aumentare la velocità degli esercizi, la resistenza alla fatica, la resistenza allo sforzo e una diminuzione della percezione del dolore. Scoperte recenti hanno anche dimostrato che la musica ha un ruolo positivo nel recupero metabolico dallo stress, nella motilità gastrica e intestinale, nella riduzione del livello dell’ansia con un effetto protettivo del sistema cardiovascolare. Ciò è possibile grazie alla stimolazione della regione cerebrale incaricata alla pianificazione e nell’esecuzione dei movimenti. Grazie alle attività musicali si attivano le cortecce visive di entrambi gli emisferi cerebrali ed essa aiuta la coordinazione, la motricità del corpo e l’ascolto in quanto ritmo, melodie e brani possono avere effetti positivi anche sulla concentrazione. Questo tipo di approccio permette una maggiore consapevolezza del corpo e di sé, se utilizzata in maniera efficace. Aiuta a sviluppare la percezione e l’organizzazione temporale, la verbalizzazione e la coordinazione motoria da sviluppare durante la crescita.
Uno studio pubblicato, poco più di un anno fa, sul Journal of Sport and Exercise Psychology da “Costas Karageorghis”, della Brunel University in Gran Bretagna, sostiene che il pop e il rock, con determinati ritmi, aumentano la resistenza fisica nella pratica sportiva e infondono uno stato di vigore anche durante allenamenti intensi, combattendo la fatica. La prova è stata fatta su un campione di trenta volontari che dovevano correre su un tapis roulant a ritmo di musica, con brani scelti dai ricercatori. I Queen, i Red Hot Chilli Peppers, Madonna e altri artisti. Grazie all’ascolto, gli sportivi hanno acquistato una resistenza superiore del 15%, in alcuni casi anche del 20%, e hanno corso di più, sopportando meglio la fatica e con una migliore sensazione di benessere. Lo psicologo dello sport Costas Karageorghis ha elaborato colonne sonore che hanno gli stessi effetti di molte sostanze illegali usate dagli atleti per eccellere nelle varie discipline sportive. “Numerosi atleti – ha dichiarato – utilizzano la musica come se si trattasse di una droga legale. Generalmente, ritmi trascinanti hanno un effetto stimolante mentre melodie più lente riducono l’eccitazione”.
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