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L'efficacia della terapia cognitivo comportamentale

Aggiornamento: 21 ott 2018

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è una psicoterapia sviluppata negli anni ’60 da A.T. Beck ed oggi è una delle psicoterapie più diffuse per il trattamento di diversi disturbi psicopatologici. La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha un approccio terapeutico che si basa su un solido modello scientifico del quale è stata dimostrata un’efficacia pari o addirittura maggiore rispetto agli psicofarmaci.


La conferma arriva dalle linee guida dell’APA, American Psychiatric Association, stilate sulla base di rigorose revisioni della letteratura scientifica. Gli studi riportati dalle linee guida APA a supporto dell’efficacia della terapia cognitiva sono molti: il più noto è lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Jama a firma del gruppo di psicoterapeuti Barlow, Gorman, Shear e Woods, condotto su 312 pazienti con disturbo di panico. I pazienti sono stati divisi in 5 gruppi diversi e curati con differenti terapie: solo imipramina (un farmaco antidepressivo di provata efficacia); solo terapia cognitiva; terapia cognitiva e imipramina; terapia cognitiva e placebo; solo placebo. I risultati hanno dimostrato che la terapia cognitiva è più efficace del farmaco sul lungo periodo.


Più precisamente, dopo 12 settimane di trattamento intensivo, terapia cognitiva e imipramina (sia separatamente che insieme) erano di efficacia equivalente ed entrambe superiori al placebo. Dopo 6 mesi di trattamento di mantenimento, terapia cognitiva e imipramina erano di efficacia equivalente, entrambe superiori al placebo e inoltre la combinazione di terapia cognitiva e imipramina era più efficace dei due trattamenti separati. Dopo altri 6 mesi in cui i pazienti non avevano ricevuto alcun trattamento, terapia cognitiva e terapia cognitiva con imipramina erano ancora efficaci mentre il gruppo 1 che aveva ricevuto solo imipramina non era più in condizioni migliori del placebo. Ciò dimostra che la terapia cognitiva è più efficace dei soli psicofarmaci se si considera la tenuta del miglioramento nel tempo: la psicoterapia continua ad essere efficace, anche dopo la sua conclusione, al contrario dei farmaci.


Le linee guida dell’APA sono, dunque, una svolta nell’approccio ad alcuni disturbi psichiatrici e ridimensionano la tendenza a un esagerato ricorso agli psicofarmaci che in questi ultimi anni sono stati a volte considerati alla stregua di una panacea.


“Da un’attenta analisi di queste linee guida emerge che la psicoterapia cognitiva rappresenta, ad oggi, il trattamento da consigliare al paziente come intervento elettivo per molti disturbi psichiatrici – interviene Mancini – Un rapido elenco comprende le forme di ansia e più precisamente il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo da attacchi di panico, la fobia sociale, la depressione e le ricadute, il disturbo post-traumatico da stress e i disturbi alimentari e in particolare la bulimia”.


Nella tabella di seguito sono indicati i singoli disturbi per i quali l’APA consiglia l’impiego della Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), con relativo livello di raccomandazione. In particolare, vengono distinti tre livelli:


Livello di raccomandazione per l’impiego della CBT Abuso di sostanze

(nicotina, alcool, cocaina, oppiacei)

I scelta associata ai farmaci Comportamenti Suicidari II scelta (per pazienti con depressione maggiore) associata ai farmaci Depressione Maggiore

I scelta con o senza associazione di farmaci Disturbi Alimentari I scelta (per bulimia nervosa o disturbo da alimentazione incontrollata)

II scelta (per adulti con anoressia nervosa che hanno ripreso peso)

Disturbo Bipolare

II scelta associata ai farmaci Disturbo Borderline di personalità

II scelta  associata ai farmaci Disturbo da stress post-traumatico

Practice Guideline 2004 I scelta (per disturbo da stress post-traumatico)

II scelta (per disturbo da stress acuto) con o senza associazione di farmaci

Disturbo di Panico

I scelta con o senza associazione di farmaci Disturbo Ossessivo Compulsivo

I scelta con o senza associazione di farmaci Schizofrenia II scelta (fase di stabilizzazione e fase stabile) associata ai farmaci

Dott. Umberto Pianella

Psicologo, Psicoterapeuta, a Civitanova e a Macerata.



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:


Roth A, Fonagy P. What works for whom: a critical review of psychotherapy research. New York: Guilford Press 1997. Traduzione italiana a cura di Michele Tansella. Psicoterapia e prove di efficacia. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore 1998.

Fonagy P, Target M, Cottrell D, Phillips J, Kurtz Z. What works for whom? A critical review of treatments for children and adolescents. London: The Guilford Press 2002.

Carr A. What works for children and adolescents. London: Routledge 2000.

Chambless DL. Empirically supported psychological therapies. J Consult Clin Psychol 1998;66:3-167.

Clinical Evidence Mental Health: The international source of the best available evidence for mental health care. London: BMJ Publishing Group 2003.

Disturbo da attacchi di panico (Barlow et al., 1989; Klosko et al., 1990),

Fobia sociale (Heimberg et al., 1992),

Depressione (Dobson, 1989; Nietzel, Russel, Hemmings e Gretter, 1987; Robinson, Barman e Neimyer, 1990; DeRubeis et al., 2005) e le ricadute della depressione (Evans et al., 1992; Shea et al., 1992),

Disturbo post-traumatico da stress (Blanchard et al., 2004; Elhers e Clark, 2000),

Disturbi alimentari (Fairburn et al., 1991; Mitchell et al., 1990).

Michielin P. & Bettinardi O. (2004). Prove di efficacia e linee guida per i trattamenti psicologici e le psicoterapie. Link Rivista Scientifica di Psicologia, No. 05 giugno 2004, pp. 6-26.

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